CHI SIAMO

L'Agenzia di Previsione Economica (the Economy Forecast Agency) è specializzata nelle previsioni a lungo termine del mercato finanziario per i clienti aziendali.
Usiamo affidabili modelli per effettuare previsioni a lungo termine sui prezzi del petrolio greggio e sui metalli preziosi, sui tassi di cambio, sui tassi di interesse interbancari, sugli indici azionari e su altri indicatori macroeconomici.
Gli orizzonti delle previsioni sono di 5, 10 e 15 anni. Gli investimenti a lungo termine necessitano di accurate previsioni di indicatori di sviluppo economico.
L'Agenzia di Previsione Economica è indipendente da qualsiasi banca, fondo e altri operatori del mercato. Forniamo previsioni originali che si basano sulla nostra metodologia unica.
Previsione accurata – la giusta decisione.
Per maggiori dettagli si prega di visitare il nostro sito principale LongForecast.com
Metodologia
I nostri specialisti utilizzano metodi matematici e statistici di previsione che si basano sugli esistenti dati storici.
Essi tengono conto dei seguenti fattori con diversi gradi di importanza: ricorrenza ciclica, conoscenza della correlazione degli indicatori di mercato, cambiamenti nella disponibilità e attrattiva dello strumento per speculatori, crescita del trading elettronico e algoritmico, grado di intervento normativo e frequenza di eventi significativi nel tempo.
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Alcune previsioni effettive
Come stava cambiando il tasso di cambio dell'Euro
La moneta comune Europea è stata introdotta nel 1999. L'Euro in contanti è entrato in circolazione 3 anni dopo, ossia nel 2002. Prima di allora, l'Euro non in contanti e il Marco tedesco, il Franco francese e altre valute Europee in contanti erano in circolazione allo stesso tempo.
Quando è stato introdotto l'Euro, nel gennaio 1999, la Banca Centrale Europea fissò il suo tasso di cambio rispetto al Dollaro USA a 1,1743 dollari per 1 Euro. Tale relazione con il Dollaro è stata formata dal predecessore dell'Euro: la valuta Europea ECU. Il nome Euro risultava più orecchiabile agli europei rispetto all’ECU.
Il tasso di cambio dell'Euro rispetto al Dollaro dipende per lo più dal tasso di rendimento (tassi d\’interesse) in tali valute.
1999-2001. I tassi d’interesse in Europa sono più bassi – Il tasso di cambio dell'Euro diminuisce
Nel periodo 1999-2001, il tasso di cambio dell'Euro è calato notevolmente rispetto al Dollaro USA – del 30%, da 1,17 dollari per 1 Euro nel 1999 a soli 0,82 dollari per 1 Euro nel 2001. Si è trattato del minimo storico del tasso di cambio Euro rispetto al Dollaro. La motivazione principale del calo del tasso di cambio Euro-Dollaro è stata la differenza nel rendimento degli investimenti in attività denominate in Dollari ed Euro. In quel periodo, tasso d’interesse della Federal Reserve USA (US Central Bank) ammontava al 4,5-6,5% annuo mentre il tasso della Banca Centrale Europea oscillava tra il 2,6 e il 4,5%. Così, il tasso di rendimento era più alto in dollari in media del 2%, il che era alquanto importante per gli investitori occidentali. La domanda di dollari risultava maggiore rispetto alla domanda di Euro e, di conseguenza, il tasso di cambio dell'Euro stava diminuendo nel corso di quel periodo rispetto al Dollaro.
2002-2004 – I tassi sono più alti in Europa – Aumento del tasso di cambio dell'Euro
Nel 2001, gli Stati Uniti hanno iniziato ad abbassare rapidamente il proprio tasso d’interesse. L'Europa ha seguito gli Stati Uniti, tuttavia ha abbassato il tasso d’interesse in modo più lento. All'inizio del 2002, il tasso d’interesse negli Stati Uniti è stato ridotto all'1,75% e in Europa al 2,79%. Il ritorno sugli investimenti in Euro è diventato più redditizio e il tasso di cambio dell'Euro ha iniziato a prendere vigore. Sul finire del 2004, il tasso di cambio dell'Euro ha avuto un incremento del 60% da 0,84 a 1,36 dollari per 1 Euro in soli 3 anni.
2005 – I tassi sono più bassi in Europa – Il tasso di cambio dell'Euro cala
A partire dalla metà del 2004, gli Stati Uniti hanno cominciato ad aumentare il tasso d’interesse e, all'inizio del 2005, hanno superato il tasso in Europa – 2,75-4,25% negli USA contro il 2,4-2,6% in Europa. Nel corso del 2006, il tasso di cambio dell'Euro è diminuito del 12%, passando da 1,32 a 1,18.
2006-2008 – Crisi dei Mutui negli Stati Uniti
I segni di un'imminente crisi finanziaria negli Stati Uniti hanno iniziato a manifestarsi nel comparto degli immobili residenziali già nel 2006. I cittadini finanziariamente svantaggiati, che avevano contratto mutui ipotecari a basso tasso d’interesse per l'acquisto di abitazioni, non erano in grado di rimborsare i propri debiti a tassi più elevati. Il tasso della Federal Reserve USA, a cui erano collegati i prestiti ipotecari più convenienti con tasso d’interesse variabile, è schizzato dall'1-2% nel 2002-2004 a oltre il 5% nel 2006. In tal maniera, l'importo dei rimborsi dei prestiti da parte di molti cittadini è salito di moltissime volte, il che ha portato al loro massiccio default e, alla fine, ha condotto alla crisi dell'intera sfera finanziaria statunitense.
Nel 2007, le banche statunitensi, che avevano investito i propri fondi in strumenti del mercato ipotecario più attivamente, si sono trovate sull'orlo della bancarotta. Taluni istituti bancari, per esempio la più grande Lehman Brothers, non sono riuscite a far fronte alla situazione e si sono ritirate dal gioco. Alcune banche hanno richiesto un’assistenza finanziaria da parte del Governo, compresi i maggiori fondi che accreditano l'acquisto di alloggi.
L'attrattiva degli asset americani agli occhi degli investitori è fortemente diminuita per via delle preoccupazioni per un'ulteriore instabilità. Il mercato dell'Eurozona è sembrato più stabile e più attraente rispetto al mercato statunitense. Il tasso d’interesse dell'Euro era in crescita e superava quello americano a metà del 2007. La Federal Reserve USA, al contrario, ha iniziato a ridurre il tasso nel 2008 e, alla fine di quell'anno, il tasso era al minimo dello 0,25%. Dal 2006 alla metà del 2008, il tasso di cambio di Euro/Dollaro è aumentato da 1,18 al livello record di 1,57 Dollari per 1 Euro. L’incremento è stato pari al 32%.
2009-2014
Nel novembre 2008, la Federal Reserve statunitense ha lanciato il suo primo programma del cosiddetto "Quantitative Easing" (QE1) per fornire un’ulteriore liquidità (decine di miliardi di dollari) alle banche americane con lo scopo di rilanciare l'economia, che è apparsa in recessione. Tuttavia, in larga misura, i fondi sono stati spesi sul mercato azionario. Il mercato azionario statunitense ha iniziato la sua rapida crescita e ha cominciato ad attrarre nuovi investimenti da tutto il mondo. Le banche americane hanno iniziato a restituire i loro capitali al Paese, il che ha comportato l'urgente smaltimento degli investimenti nei mercati dei paesi in via di sviluppo.
D'altra parte, fino alla metà del 2014, i tassi in Euro sono rimasti superiori a quelli in dollari. La Federal Reserve USA ha lanciato i suoi programmi di Quantitative Easing altre due volte, nel 2010 e nel 2012.
Il tasso di cambio Euro-Dollaro è entrato nel periodo di alta volatilità (variabilità). Il tasso di cambio dell'Euro oscillava tra 1,22 e 1,50. All'inizio del 2009, il tasso di cambio dell'Euro era al livello di 1,27, e alla fine di quell'anno – 1,50 dollari per Euro. I problemi di debito di Grecia e Cipro hanno contribuito all'instabilità dei tassi di cambio. A metà del 2010, il tasso di cambio dell'Euro è sceso a 1,22. Nell'aprile 2011, il tasso di cambio dell'Euro è nuovamente salito a 1,48. E ancora, a metà 2012, il tasso di cambio dell'Euro è apparso al livello di 1,23 dollari per 1 Euro. A metà 2014, il tasso di cambio dell'Euro era pari a 1,37.
In tutti questi anni la Banca Centrale Europea ha costantemente ridotto il suo tasso d’interesse e, infine, a metà del 2014, il tasso dell'Euro era inferiore al tasso del Dollaro. Il tasso ammontava allo 0,05% contro il tasso del Dollaro dello 0,25%. Il tasso di cambio dell'Euro ha iniziato a diminuire velocemente e in 6 mesi, alla fine del 2014, è stato ridotto del 12%. Il tasso di cambio era di 1,21 dollari per Euro.
2015-2022
Nel marzo 2015, la Banca Centrale Europea ha lanciato il proprio programma indirizzato a “pompare” denaro nel sistema finanziario Europeo (simile al Quantitative Easing americano). Le aspettative di un programma che era stato preannunciato stavano già mettendo sotto pressione il tasso di cambio dell'Euro dall'autunno 2014. Dopo il lancio, gli investitori hanno spostato la propria attenzione sul potenziale inizio della crescita dei tassi d'interesse USA. Tuttavia, la Federal Reserve lo ha rinviato alla fine del 2015. Il tasso della Banca Centrale Europea era ancora inferiore a quello degli Stati Uniti. Alla fine del mese di marzo, l'Euro era sceso al livello di 1,04 dollari per Euro, dopodiché è stato adeguato al range di 1,09-1,16.
È rimasto all'interno di tale range fino al momento in cui il Regno Unito ha votato per lasciare l'Unione Europea, il 24 giugno. L'Euro è sceso a 1,04 nel dicembre 2016. Nel 2017, l'economia Europea ha iniziato ad apparire più forte dopo le indagini sulle connessioni tra l'amministrazione del Presidente Donald Trump e gli investitori russi preoccupati e ha riacquistato forza, chiudendo l'anno a 1,20. Nel 2018-2019, l'Euro è scivolato piano piani da 1,20 a 1,10. La Banca Centrale Europea non ha terminato il suo programma di Quantitative Easing e i tassi d’interesse sono rimasti negativi.
Nel marzo 2020, quando la pandemia coronavirus ha colpito l'Europa, l'Euro è sceso a 1,06. In estate, il Dollaro USA ha tirato avanti, spingendo l'Euro intorno a 1,18. Dopo tale aumento, l'Euro è rimasto sopra 1,18 fino al settembre 2021 e poi ha iniziato a calare per via dell'elevata inflazione nell'Eurozona e dell'aspettativa che la Federal Reserve avrebbe aumentato i tassi d’interesse.
A metà del 2022, l'Euro ha raggiunto la "parità" con il Dollaro USA, con il tasso di cambio che è sceso a 1,00 per Euro. Le ragioni principali di tale fatto sono state il conflitto in corso in Ucraina e la crescente inflazione nell'UE, soprattutto per via della carenza di risorse energetiche. L'Euro è poi rimbalzato a 1,05 sul finire del 2022, quando i Governi dell'UE hanno iniziato ad aumentare i tassi d’interesse per combattere l'inflazione.